venerdì 27 novembre 2009

Vuoi dare un taglio alla "rete"?


Per chi proprio non riesce a fare a meno del web e vorrebbe disintossicarsi.
Ecco un articolo del Corriere.it

mercoledì 16 settembre 2009

L'Italia che ti stupisce!

Un italiano su due non utilizza Internet. L'indagine condotta dalla Nielsen non è datata 2000, ma anzi, i dati raccolti danno risultati sulla condizione odierna dello Stivale in relazione al rapporto dei cittadini con la rete. Fra l'altro il dato, a detta degli esperti, è in crescita rispetto al 2007, complici anche i messaggi promozionali degli enti gestori. Ma questo non è ancora bastato a favorirne una diffusione nella media. Solo il 45%, e quindi al di sotto della metà della popolazione, a partire dai 14 anni, può vantare un uso regolare del servizio.

lunedì 14 settembre 2009

Cotti a fuoco lento!

Oggi non ho voglia di aggiunere fronzoli a questo video cosi chiaro. Se avete poco più di quattro minuti di tempo dedicateli alla visione di questa storia, se così la vogliamo definire!
Combattiamo per il lieto fine!

sabato 12 settembre 2009

A rischio spionaggio!

Il Washington Post ha lanciato un allarme. Esistono in rete dei siti molto "speciali" che offrono dei servizi altrettanto "speciali": per la modica cifra di 100 dollari scoprono la password di qualsiasi indirizzo e-mail. Un toccasana per tutti gli sbadati del globo. Chissà quanti hanno smarrito la propria chiave d'accesso e hanno maledetto se stessi e il mondo intero.Ma è facile capire che qui il problema è un altro: la gente paaga per rubare la password degli altri. Questi siti (per esempio YourHackerz.com e piratecrackers.com) pubblicizzano la loro attività sul web, e contando su un sistema molto accurato, si infilano nei pc altrui grazie a un particolare software, trovano quello che cercano (la password) e solo dopo aver raggiunto l'obiettivo inviano i dati al committente che paga solo a lavoro ultimato. Nessun provider è esente da rischi. Da yahoo a Gmail, facebook, e hotmail, tutti possono essere potenziali vittime.
Dall'articolo di Cristina Nadotti su la Repubblica
"L'articolo del Washington Post porta agli onori della cronaca una situazione nota agli addetti ai lavori e nell'underground della Rete - commenta Guido Scorza - in Internet sono in vendita le altrui identità digitali". Però non è corretto dire che chi le ruba resti impunito. "La commercializzazione di altrui password così come l'acquisto di tali elementi costituisce naturalmente reato nella più parte dei Paesi e, comunque, in tutti quelli che hanno aderito alla convenzione di Budapest sul Cybercrime e l'hanno ratificata; tra questi l'Italia". La stessa Convenzione di Budapest - continua Scorza - ha introdotto importanti strumenti di collaborazione investigativa tra Autorità e forze dell'ordine di diversi Paesi. Non si può, dunque, dire che certe cose in Internet accadono perché la Rete continua a rappresentare il far-west di un tempo". Scorza sottolinea però quanto detto anche dal Washington Post, e cioè che ai governi sembra più importante sanzionare più duramente la diffusione di un'opera musicale o cinematografica che la sottrazione di identità. "In Italia, come nel resto d'Europa - conclude Scorza - negli ultimi anni si è parlato più di frequente dell'esigenza di elaborare nuovi strumenti di antipirateria che non di individuare soluzioni per limitare, se non la criminalità informatica, almeno le sue conseguenze promuovendo iniziative volte ad accrescere la maturità e consapevolezza degli utenti nell'uso delle nuove tecnologie".

ALLEGRIA!



"Tutti noi siamo dei coristi..tu sei stato il solista"

così conclude un commosso Pippo Baudo il suo saluto a Mike Bongiorno, davanti a una gremita Piazza del Duomo. Raiuno e Retequattro hanno seguito in diretta i funerali di stato in onore del padre della televisione, come tanti giustamente l'hanno definito.
Politici, colleghi, amici e migliaia di gente in piazza e in tv lo hanno accompagnato nel suo ultimo e più lungo viaggio. Ciao Mike!

giovedì 10 settembre 2009

Arianna Huffington: dalla Grecia con furore

Si chiama Arianna Stassinopoulos, ma al pubblico è nota come Huffington, il cognome del marito Michael petroliere multimiliardario che ha sposato la giornalista greca più famosa fra il popolo del web. Con il suo Huffington Post ha sbaragliato la concorrenza in rete e adesso è pronta a fare la guerra a Murdoch e alle sue idee "siamo entrati nella linked economy - afferma - chi cerca di costruire recinti attorno all'informazione e chiedere soldi per accedervi è destinato a fallire". La frecciata al magnate è diretta, e sentirselo dire da Arianna fa un certo effetto. Perchè lei in questo campo non ha rivali. Solo 4 anni fa ha dato vita al notissimo sito di informazione digitale che per la maggior parte si occupa di aggregare notizie prodotte da altri, con un link che rimanda direttamente alla pagina di riferimento, creando cosi traffico anche sugli altri siti d'informazione (che vengono ripagati con l'incremento di visite e non con corrispettivo in denaro)La sua testata, in controtendenza, continua a registrare crescite di fatturato, mentre il traffico rispetto allo scorso anno è già aumentato di sei volte. Nell'ufficio del giornale che ha sede a New york lavorano 61 giornalisti e il loro lettori on line si aggirano ormai sugli otto milioni (il New York times per esempio conta 800 dipendenti e un pubblico che si aggira intorno ai 16 milioni).
Di seguito l'intervista alla Huffington che ho trovato su Dagospia
Cosa sta succedendo, secondo lei?
È in atto una transizione difficile, un periodo di innovazione distruttiva, in cui però è necessario distinguere fra salvare il giornalismo e salvare i quotidiani. Anche se molti quotidiani falliranno, infatti, il giornalismo sta vivendo una fase eccezionale in cui si sta reinventando, come abbiamo visto per esempio in Iran, dove dopo il divieto di accesso ai giornalisti i new media come Twitter hanno avuto un ruolo fondamentale. Il «citizen journalism» avrà un ruolo sempre più importante, a mio parere alla fine ci guadagneremo tutti.
Non ritiene che il giornalismo tradizionale abbia un ruolo fondamentale nel capire le notizie che non possono essere sintetizzate in meno di 140 caratteri?
Sì, però credo anche che il giornalismo tradizionale abbia mostrato i suoi limiti. Solo negli ultimi anni, per esempio, i quotidiani hanno clamorosamente fallito nel dare conto delle due più grandi vicende del nostro tempo. Prima si sono bevuti le bugie che hanno portato alla guerra in Iraq e poi non hanno visto arrivare la grande crisi finanziaria. I quotidiani soffrono di una sorta di deficit dell'attenzione dovuto alla necessità di seguire il ciclo della notizia che impedisce loro di stare sulla notizia e approfondirla fino a che non viene fuori qualcosa. Ciò che invece sono più portati a fare i new media e i blogger.
Nessuno scoop è finora venuto dai giornalisti di internet.
È vero solo in parte. Durante la campagna elettorale negli Stati Uniti è stato un nostro lettore l'unico a evidenziare la gaffe che Barack Obama ha fatto sugli elettori della Pennsylvania, quando ha detto che la disoccupazione li porta verso la religione e le pistole: quel commento ha dominato il dibattito per giorni e ha messo in pericolo la vittoria dei democratici.
Ma ora faremo anche di più. Abbiamo creato una società nonprofit, l'Huffington Post investigative fund, che produrrà inchieste che verranno messe a disposizione non solo dell'Huffington Post ma anche di tutti quelli che le vorranno pubblicare online. Per dirigere il gruppo di giornalisti che lavoreranno agli articoli abbiamo scelto Larry Roberts, che era responsabile del giornalismo investigativo al Washington Post.
Queste inchieste si occuperanno anche dell'amministrazione Obama? Alcuni la criticano perché dicono che il suo sito è favorevole alla nuova amministrazione come il «Drudge report» lo era con la presidenza Bush.
Ci occuperemo anche di questo come abbiamo già fatto mettendo in discussione il programma di salvataggio dell'economia della Casa Bianca: ancora non si sa dove sono finiti i soldi stanziati per finanziare le banche. Uno dei problemi del giornalismo tradizionale è la sua connivenza col potere. Ma non può negare di incarnare un punto di vista progressista...
Io credo che il punto di vista non impedisca di sfidare l'amministrazione Obama. E penso che la tendenza a dividere il mondo tra destra e sinistra sia un modo antiquato di vedere le cose, un altro dei tic di cui l'informazione si deve disfare. I giornali tradizionali tendono troppo a dare conto di tutti i punti di vista, mentre la verità è che su alcuni grandi temi come l'assistenza sanitaria, la riconversione energetica o le riforme del sistema finanziario la maggioranza degli americani ha convinzioni precise che poco spazio lasciano al dibattito.
È questa realtà che intendiamo riflettere. E poi chi ci vede come un sito politico forse non sa che la maggior parte del nostro traffico viene da gente che ci legge per le nostre notizie di spettacolo e business, per i nostri blog, per l'attenzione che dedichiamo alla comunità dei nostri lettori.
Resta il problema di come generare soldi per finanziare l'informazione.
Noi crediamo in un sistema di uso corretto dei link: dell'articolo che citiamo mettiamo sul nostro sito solo due paragrafi, poi rimandiamo all'originale, generando un enorme traffico verso i giornali che aumentano il loro ricavato pubblicitario. Lo stesso per i video. Noi onoriamo appieno le leggi del diritto d'autore e in alcuni casi paghiamo già alcune fonti, come la Associated press. Il problema è come produrre ancora più reddito da questo modello di business.
E cosa pensa allora di coloro che hanno dichiarato guerra agli aggregatori come l'«Huffington Post»?
Che dovrebbero stare attenti: se i loro desideri si esaudissero, perderebbero enormi quantità di traffico e rischierebbero l'oblio.
Come vede il futuro dei media?
Immaginarlo è difficile. Basti pensare che nelle elezioni presidenziali del 2004 Youtube non esisteva e nel 2008 è stato un fattore determinante nella vittoria di Obama. L'evoluzione del sistema è velocissima e poco prevedibile, però mi stupirei se andasse nella direzione di un ritorno ai modelli di business tradizionali. Indietro non si torna.

mercoledì 9 settembre 2009

Altezza mezza bellezza!

Qualche post fà ho scritto di come alcuni capi di stato (e che capi di stato!), passati e presenti, si siano trovati in difficoltà per dei limiti fisici: vatussi imprigionati in corpi di pigmei!
Hanno combattuto contro la volontà di madre natura ma non sono riusciti a guadagnare nulla in altezza. In compenso spesso sono caduti molto in basso.
E la sindrome del "centimetro negato" continua a mietere le sue vittime anche adesso! Stavolta ci spostiamo in territorio francese per analizzare lo strano caso di Nicolas Sarkozy. Risulta infatti che, qualche giorno fa, il 3 settembre, in un fabbrica di Caligny in Normandia (la Faurecia, impresa fornitrice della Peugeot, in situazione di crisi), durante una visita del Presidente francese, gli operai che lo hanno affiancato sul palco sono stati scelti appositamente in base all'altezza (assolutmante vietato esser più alti di Sarkozy). E mentre dall'Eliseo si affrettano a smentire c'è chi giura che non si tratta di una bufala. Fioccano le interviste e le dichiarazioni di chi c'era e vuole dire la sua. A una tv belga (Rtbf) un'operaia ha dichiarato: "Sì, è vero, nessuno doveva essere più alto del presidentene" e un delegato sindacale chiamato in causa dall'agenzia francese Rue 89 dice: «Sappiamo per certo che la richiesta non è arrivata dalla direzione della fabbrica, ma dall'Eliseo». Il mistero si infittisce e c'è chi rincara la dose affermando che la Bruni prima di sposare Sarkozy ha dovuto divorziare dai tacchi a spillo. Povera Carla, a volte la vita ci mette di fronte a scelte tanto impreviste quanto dolorose! E' proprio vero che anche i ricchi piangono!

Ps: chiedo umilmente scusa per l'eccesso di detti popolari che costellano il mio blog..non riesco a farne a meno!

lunedì 7 settembre 2009

Pronti al cambiamento!


Che Internet ci ha cambiato, modificando i nostri modi di fare, migliorando alcune cose e peggiorandone altre, lo sappiamo! Ce lo sentiamo ripetere spesso, dagli articoli dei giornali ai servizi dei Tg. Ma in concreto quali sono le abitudini che il web ha modificato? Il Telegraph ne ha individuatoe 50. Io ne riporto alcune...e poi vi rimando al link proprio qua su. Inoltre sul Corriere della sera ci sono altri due articoli che riportano la notizia..e vi propongo altri due link, per chi come me, non riesce a tradurre proprio tutto.

  • consultare il televideo è una pratica che via via sta scomparendo. Con pochi clic scoviamo su internet tutte le notizie che cerchiamo.

  • Gli album fotografici. Anche in questo caso è più semplice trovare gente che "sfoglia" le foto direttamente sul pc.

  • conoscere le strade; qualsiasi destinazione è a portata di mano.

  • Tornare dalle vacanze senza sapere cosa è accaduto nel proprio paese. Da qualsiasi parte del globo è possibile collegarsi e sapere cosa è successo nella propria nazione, regione, o comune.

  • I giornali famosi. Per esempio in America internet ha già fatto le prime vittime fra i giornali più illustri a causa del passaggio degli investimenti pubblicitari dal cartaceo al web (Seattle Post-Intelligencer, Rocky Mountain News)

  • Giocare con le carte al solitario. Carte? Quasi eslusivamente monitor e mouse e il gioco è fatto!

  • Le note e piè di pagine per citare opere e articoli, scompaiono lasciando il posto ai link.

  • Ascoltare un album dall'inizio alla fine è un evento più unico che raro. Ormai si scaricano solo le canzoni che ci interessano.

  • Le lettere spedite con posta tradizionale sono state sostituite dalle più veloci e comode e-mail.

  • La privacy è una questione che fa molto discutere. Nelle chat, social network gli associati condividono informazioni e particolari della loro vita senza nessuna possibilità di controllo.
  • Anche gli elenchi telefonici sembrano essere diventati oggetti di un'epoca assai lontana.

sabato 5 settembre 2009

L'apparenza a volte inganna.


Sto leggendo un testo di Peter Burke dal titolo "Testimoni oculari. Il significato storico delle immagini" (carocci Editore) e pagina 83 ho trovato delle cose che voglio condividere con voi! Nel paragrafo da cui ho tratto il periodo che trascriverò in seguito, l'autore racconta di come, col passare del tempo, anche il modo di rappresentare artisticamente le maggiori cariche dello stato ha subito cambiamenti, dovuti sia alla creazione di nuovi mezzi (dal dipinto e le sculture alle foto) sia al diverso modo di rappresentarre le vesti, le posture ecc... Comunque, quello che intendo fare con questo post è sottolineare come il comportamento di certi personaggi del passato è simile a quello di potenti uomini contemporanei...Ecco cosa scrive Burke:
"[...]Merita poi maggiore attenzione l'importanza assunta dal cosiddetto "trattamento dell'immagine": nel Trionfo della volontà, Hitler veniva ripreso dal basso contro il cielo perchè apparisse più alto ed eroico. Lo stesso accorgimento è stato adottato da Fedor Surpin nel ritratto di Stalin, e Mussolini, un altro dittatore decisamente basso, quando salutava le truppe saliva in piedi su uno sgabello. Anche Nicolau Ceausescu era basso di statura e si sforzò sempre di nasconderlo; secondo il suo interprete inglese "le foto di Ceausescu agli aeroporti con dignitari stranieri vennero sempre scattate di scorcio in modo da esser sicuri che sembrasse alto o addirittura più alto dell'altra persona".
[....] Il "Trattamento dell'immagine", può essere un'espressione nuova, ma di certo l'idea non è originale: Luigi XIV, per esempio, usava tacchi alti e non veniva mai ritratto accanto al figlio perchè il Delfino era più alto."
A me sono subito tornati alla mente i servizi di Striscia la Notizia che svelavano i retroscena durante le foto ufficiali e i trucchetti che il nostro Premier escogita per sembrare più alto.
In altri casi potrei addirittura azzardare "Nella botte piccola sta il vino buono", ma in questo caso preferisco di no!

Google conquista il copyright


Il primo settembre 2009, dopo 5 anni di battaglie Google, l'azienda di Mountain View, vince la guerra e ottiene il copyright sulla homepage dallo Us Patent and Trademark Office degli Stati Uniti, con la licenza numero US D599372s. Il semplicissimo ed essenziale layout del motore di ricerca più famoso del mondo non potrà più essere riprodotto, ne tantomeno potranno essere create pagine che ne riprendono la struttura grafica, o fare qualsiasi altra operazione che induca il navigatore a credere che si tratti di una pagina legata a Google. Molti siti, dopo questa decisione, saranno costretti a rivedere l'aspetto delle proprie home.

venerdì 4 settembre 2009

Battiamo le mani a SIlvio

“L’Italia non è più divisa tra destra e sinistra, ma tra chi è una celebrity
televisiva e chi no”
Erik Gandini e il suo film-documentario "Videocracy" (evento speciale di SIC e Giornate degli Autori) sbarcano a Venezia, in occasione della notissima mostra cinematografica, e raccolgono una pioggia di applausi e un numero di spettatori talmente numeroso da rendere necessaria, oltre a quella già prevista, un'ulteriore proiezione in sala Darsena alle 23,30.I protagonisti del docu-film sono personaggi dello spettacolo noti al pubblico televisivo: dai tronisti di "Uomini e Donne", alle veline di striscia, Lele Mora e il discutissimo ex-fotografo dei vip Fabrizio Corona (che si è fatto attendere invano alla Mostra). Quello che Gandini vuole fare è raccontare, partendo dalla nascita, i 30 anni della tv Berlusconiana, fatta di programmi trash, e di intrecci politici contorniati da affari loschi e palesi conflitti di interesse. Anche il Presidente, con un mosaico di video e immagini di repertorio, è suo malgrado presente in "Videocracy" (il sistema di potere attuale italiano per il regista è appunto una sorta di videocrazia). Il film realizzato in un primo momento per il solo mercato svedese, sarà distribuito da Fandango già a partire da oggi.
Ho trovato sul portale libero un'intervista rilasciata ieri da Gandini che ripropongo


Che cos’è Videocracy?
Senza retorica intellettuale e luoghi comuni, un documentario realizzato per gli amici svedesi da un italiano che accende la tv e prova tristezza. Non a caso, sembra una fiaba.
Come la racconti?
Leggo i giornali, sono informato delle “vicissitudini” del Presidente, ma da filmaker mi interessa la mia percezione, non la realtà dei fatti. Non mi identifico in Michael Moore, piuttosto con Antonioni: la dimensione del mio lavoro non è politica, ma emotiva.
Come siamo arrivati a questa “telecrazia”?
Quando sulle tv locali degli anni ’70 comparvero i primi spogliarelli casalinghi in bianco e nero (con cui si apre il film, NdR), avremmo riso all’idea che fosse iniziata una rivoluzione culturale, un new world order. Ma è quel che è successo.
E oggi?
Oggi, ci sono i Mora e i Corona, personaggi che dicono molto del Sistema sopra di loro: sono i soldati di Berlusconi.
Eppure Corona si è costruito un’immagine da gangster, ribelle a suon di scatti contro lo Stato e lo star-system.
Si presenta come il Che Guevara contro la videocrazia, il novello Robin Hood che ruba ai ricchi per dare a se stesso, ma anche la sua è una ribellione funzionale al Sistema del Presidente.
Mora rimpiange che Berlusconi non sia come Mussolini e ci fa sentire canzoni fasciste dal suo telefonino; Corona pontifica, fa ospitate in discoteca e si mostra nudo sotto la doccia: perché?
Mora meno, Corona molto, entrambi sono consapevoli della propria immagine, ma non si rendono conto di quel che fanno e quel dicono: perché in Italia tutto questo è normale.
Così si sono concessi totalmente...
Da un italiano forse non si sarebbero fatti avvicinare, ma la componente esotica di uno svedese li lusingava. Sono stato molto aperto su quanto stessi facendo, ma da grandi egocentrici quali sono credo non gliene importasse nulla. Inoltre, sono completamente analfabeti di documentario: l’idea che un operatore possa avere un cervello e un’ispirazione artistica gli è completamente estranea.
Che rimarrà di Videocracy?
Spero una costatazione: fun is not fun anymore. Nemmeno in tv.

Anche se è illegale, io continuo a scaricare! La classifica dei film e serie tv più ricercati!

Scaricare illegalmente file da Internet, è divenuta oramai una prassi consolidata nel panorama internazionale, un fenomeno tanto diffuso quanto difficilmente arginabile. Da tempo pubblicità e campagne di sensibilizzazione contro la pirateria sfruttano i mezzi di comunicazione e l'ascendente dei personaggi dello spettacolo più amati per cercare di trovare una soluzione alla questione. La Francia di Sarkozy, con le proposte di legge Hadopi e Hadopi II, sembrava aver trovato un modo per risolvere il problema, ma l'argomento scottante e le forti critiche, hanno fatto slittare di qualche mese la decisione del Senato, prevista per questo mese. Nel frattempo la gente di tutto il mondo continua a scaricare e una classifica stilata da "Big Champagne" mostra i film e le serie tv preferite dalle centinaia di milioni di "navigatori fuori legge".


I FILM PIù SCARICATI
  • Watchmen; 16,906,452

  • The Curious Case of Benjamin Button; 13, 133, 137

  • Yes Man; 13,038,364

  • Twilight; 11,632,645

  • Fast and Furious; 10,613,668

  • Gran Torino; 9,880,700

  • Marley and Me; 9,099,219

  • Slumdog Millionaire; 8,840,884

  • Bolt; 8,690,633

  • Australia; 8,628,012

LE SERIE TV PIù SCARICATE:

  • Heroes; 54,562,012

  • Lost; 51,151,396

  • 24; 34,119,093

  • Prison Break; 29,283,591

  • House; 26,277,954

  • Fringe; 21,434,755

  • Desperate Housewives; 21,378,412

  • Grey's Anatomy; 19,916,775

  • Gossip Girl; 19,706,870

  • Smallville; 19,598,999

giovedì 3 settembre 2009

Buon compleanno Arpanet!

L'antenato di Internet, Arpanet, ha compiuto ieri la bellezza di 40 anni. Ne è passata di acqua sotto i ponti! Un articolo de La stampa.it, che ha come fonte Apcom, fornisce alcun cenni storici. Io: copio e incollo!

In principio erano appena due computer. Due cervelli elettronici che comunicavano a breve distanza e che il 2 settembre del 1969 si scambiarono il primo leggendario segnale: le prime due lettere del segnale di accesso «logon». Da quell’impulso, considerato il primo impulso di quello che in futuro diventerà Internet, gli scienziati festeggiano domani i primi 40 anni. Nel 1969 nasceva infatti Arpanet, la prima rete di comunicazione informatica, elaborata a scopo militare nei laboratori delle università di Ucla e di Stanford, in California.Il progetto militare «Arpa» nasceva in realtà ben prima di quel mitico bit quando, in piena Guerra Fredda, il Pentagono chiese agli scienziati americani di elaborare un sistema in grado di far comunicare il sistema di difesa anche in caso di attacco alle normali reti radio e telefoniche. Il primo network informatico fu concepito così già nel 1962. Solo il 21 novembre del 1969 verrà però installato il primo effettivo collegamento permanente tra i pc di Arpanet.La vera e propria Internet nascerà solo nel 1974 ma quel primo segnale è considerato ancora oggi l’alba dell’era informatica che nel giro di pochi anni portò alla definizione dei primi domini («.com», «.gov» e «.edu») e che solo alla fine degli anni ’80 vide aggiungersi alla rete qualche migliaio di computer. Nel 2002 connessi tra di loro di processori ce ne erano 27 milioni solo negli Stati Uniti e quasi 300 milioni in tutto il mondo. Da allora la crescita è divenuta esponenziale, parallelamente alla diffusione di massa dei pc.Lo sviluppo commerciale della rete si è visto solo negli anni ’90 grazie all'invenzione del primo browser Web Mosaic: allora le aziende hanno intuito il potenziale commerciale di Internet dando vita a quelli che tutt’oggi sono i colossi finanziari del web, da Amazon a eBay e Yahoo!. Google, che è diventato il sinonimo stesso dei motori di ricerca, vedrà la luce solo nel 1998, undici anni fa.La storia di Internet non è fatta però solo dei progressi dell’informatica, che hanno portato alle connessioni senza fili prima e a quelle mobili poi. Negli ultimi anni la rete costringe ad aggiornare i sistemi giuridici, portando all’elaborazione di norme per la tutela dei dati personali così come della firma elettronica sui contratti, e quelli finanziari che hanno visto alla fine degli anni ’90 il boom delle società informatiche in borsa.Oggi su Internet passa la maggior parte delle comunicazioni mondiali, dalle email, alle telefonate attraverso i sistemi Voip (voice on Internet protocol) e la rete ha modificato profondamente la finanza così come il modo di condurre le campagne elettorali. A 40 anni di distanza dal quel primo segnale la popolazione della rete ha raggiunto l’incredibile quota di 1,5 miliardi di persone, ovvero il 25% degli abitanti del pianeta è di fatto online.

domenica 30 agosto 2009

Le affascinanti trovate di "PAPI" per distruggere la democrazia!

Dopo l'ultima trovata del Premier la stima degli stranieri nei confronti del nostro Cavalier Silvio Berlusconi cresce a dismisura... A proposito degli ultimi conflitti di "PAPI", come affettuosamente lo chiamano le sue più fidate collaboratrici, con i media e in particolare con il quotidiano La Repubblica, (la querela, per le famose dieci domande da porre al Primo Ministro italiano, al giornale diretto da Ezio Mauro), ecco tutta una serie di commenti di direttori e vicedirettori di testate straniere.
Buona lettura, io vado al mare!! =)

JOFFRIN: "PUBBLICHIAMO LE 10 DOMANDE
" E' un inammissibile attacco alla libertà di espressione e di critica. Non mi stupisce che venga da un personaggio come Berlusconi, ma è un segnale inquietante per tutta l'Europa. Tra l'altro, non escludo che si possa fare ricorso alla Corte europea per contrastare questa palese minaccia al diritto dell'informazione. I metodi del primo ministro italiano mostrano un disprezzo assoluto delle regole democratiche. Rispondere alle domande dei giornalisti è infatti il minimo che gli elettori possono pretendere da ogni governante. Berlusconi invece è infastidito da ogni manifestazione di opposizione. Fa finta di dire che sono attacchi alla sua vita privata e cerca di nascondere alle troppe menzogne che ha detto in questi mesi. I suoi metodi mi ricordano quelli di Putin: manca soltanto che faccia uccidere i giornalisti più scomodi. In Francia non sarebbe pensabile una denuncia come quella che ha fatto Berlusconi a Repubblica. Sarebbe uno scandalo. Esiste una tacita regola repubblicana che impedisce al Presidente di portare in giustizia giornalisti e oppositori. Libération ha deciso che pubblicherà le 10 domande di Repubblica a Silvio Berlusconi. Laurent Joffrin (direttore di Liberation)

GREILSAMER: "SEMBRA UNA BRUTTA FAVOLA
"Se il Presidente Berlusconi è il garante delle libertà pubbliche in Italia, come può fare causa contro Repubblica? Se il Presidente deve assicurare alla stampa le condizioni per il pluralismo, come ammettere poi che gli chieda un riscatto pari a 1 milione di euro? Se il Presidente è il padre della nazione, come comprendere che si rivolti contro uno dei suoi figli ombrosi e indipendenti? Un Presidente contro un Giornale: sembra una brutta favola. Si chiama scandalo. Laurent Greilsamer (vicedirettore Le Monde)

THREARD: "BERLUSCONI FACCIA MARCIA INDIETRO"
Pochi presidenti francesi hanno brandito la minaccia legale contro un giornale. Nei rari casi in cui è successo, sono stati costretti a rinunciare. Il caso di Berlusconi mi ricorda la storia di Valery Giscard d'Estaing e del Canard Enchainé. Quando il settimanale pubblicò l'inchiesta sullo scandalo dei diamanti del ditattore Bocassa, il presidente promise di denunciarli. Poi, però, fece marcia indietro. Aveva capito che sarebbe diventato ancor più impopolare e che gran parte del paese lo avrebbe accusato di voler imbavagliare la stampa. E' auspicabile che Berlusconi faccia altrettanto. Un primo ministro deve essere al di sopra della mischia. Yves Threard (vicedirettore Le Figaro)

RUSBRIDGER: "ESISTIAMO PER FARE DOMANDE"
Gli organi di informazione indipendenti esistono per chiedere domande scomode ai politici. In Gran Bretagna, come nella maggior parte delle democrazie, sarebbe impensabile per un primo ministro fare causa a un giornale perché fa delle domande. Sarebbe anche impensabile usare le leggi sulla diffamazione per impedire ai cittadini di sapere quello che autorevoli giornali stranieri stanno dicendo sul loro paese. Le azioni contro la Repubblica somigliano molto a un tentativo di ridurre al silenzio o intimidire gli organi di informazione che rimangono direttamente o indirettamente indipendenti dal primo ministro italiano. Spero che i giornali di tutto il mondo seguano con grande attenzione questa storia. Alan Rusbridger (direttore del quotidiano The Guardian di Londra)

CAMPBELL: "INIMMAGINABILE"
Chiunque abbia esperienza del modo in cui funzionano i media in Gran Bretagna, troverà piuttosto straordinario il fatto che un primo ministro faccia causa a un giornale per una serie di domande, e per avere riportato quello che scrivono giornali stranieri. Il tutto è ancora più straordinario perché il primo ministro in questione è a sua volta un potentissimo editore. Un fatto, anche questo, che sarebbe inimmaginabile nella cultura politica del nostro paese. Alastair Campbell (ex portavoce di Tony Blair)

DI LORENZO: "E' IN GIOCO LA DEMOCRAZIA"
Per il direttore di Die Zeit, "la questione non riguarda certo solo Repubblica, è in gioco il ruolo dei media in una democrazia. E non credo che Repubblica si lascerà intimidire, per cui non capisco il passo di Berlusconi nemmeno da un punto di vista tattico. Giovanni Di Lorenzo (direttore di Die Zeit)

VIDAL: "UN AVVERTIMENTO A TUTTI I GIORNALISTI"
Questa denuncia è un avvertimento a tutti i giornalisti italiani, un modo di zittire la stampa. Il messaggio è chiaro: vietato criticare, vietato fare domande. E' molto preoccupante vedere che il premier italiano vuole colpire così platealmente una delle poche voci di informazione libera e indipendente. La cifra richiesta, poi, è disproporzionata. Nel merito il premier italiano sbaglia, perché il compito di un organo di stampa è anche quello di fare domande. La Repubblica ha posto domande non soltanto sono legittime ma sono anche doverose, visto che Berlusconi ha spudoratamente mentito al suo paese. Questo attacco legale dimostra che in Italia c'è un'anomalia, ovvero un premier proprietario di un impero mediatico che ha anche la tendenza a voler mettere sotto silenzio l'opposizione. Reporters Sans Frontières è pronta a denunciare in ogni sede internazionale questo grave attacco alla libertà di stampa in Italia. Esa Vidal (responsabile Europa Reporters sans Frontieres)

WERGIN: "IN ITALIA POCA PLURALITA"
Secondo Clemens Wergin, editorialista di politica estera ed esperto di affari italiani della Welt, a proposito della querela di Berlusconi legata alle dieci domande poste da Repubblica, "il fatto è strano, visto che la pluralità del panorama mediatico in Italia mi sembra già abbastanza ristretto. La situazione appare a tinte forti in generale, uno scandalo in cui sembra essere coinvolto il capo del governo italiano, feste forse con prostitute seminude, sembra molto strana, vista dalla Berlino protestante, dove governa una Cancelliera tutt'altro che a forti tinte. Berlusconi ha commesso un grave errore, sembra che non capisca il ruolo di una stampa libera. Il semplice fatto che Repubblica abbia posto domande è parte del giusto ruolo dei media. Uno stile inquietante." Clemens Wergin (editorialista del Die Welt)

GIESBERT: "LA DEMOCRAZIA E' MALATA"
Il conflitto tra il potere politico e la stampa è sempre latente ma quando esplode in questo modo significa che la democrazia è malata. Finora in Francia c'è stata una regola d'oro secondo la quale i Presidenti non si rivolgono a un giudice per difendersi dagli attacchi dei giornali. Per i francesi la funzione presidenziale è sacra. Il capo dello Stato sa che se si abbassasse a questi metodi contro la stampa perderebbe inevitabilmente prestigio. Il fatto che Berlusconi abbia attaccato legalmente Repubblica è un'ammissione di debolezza. Il vostro capo del governo si comporta come un qualsiasi cittadino, dimenticando il suo ruolo istituzionale. Ma per il vostro giornale è paradossalmente anche un attestato di libertà e di indipendenza. Franz-Olivier Giesbert (direttore di Le Point)

THUREAU-DAUGIN: UN PRECEDENTE PERICOLOSO PER L'EUROPA
Courrier International aveva già pubblicato le prime 10 domande a Berlusconi. Dopo questo attacco legale degli avvocati del premier, abbiamo deciso che mostreremo ai nostri lettori anche le 10 nuove domande. Ci sembra un atto doveroso nei confronti di Repubblica, che ha condotto una campagna insistente e coraggiosa. Sarebbe molto preoccupante se i magistrati italiani stabilissero il carattere diffamatorio di questi dieci, semplici interrogativi. Potrebbe essere un precedente pericoloso per tutta l'Europa. Philippe Thureau-Daugin (direttore di Courrier International)
Il caso Berlusconi è trattato anche in un editoriale sul Times di Londra, firmato da James Walston, dicente di relazioni internazionali alla American University di Roma. "Nel lanciare i suoi mastini all'attacco contro i pochi media di opposizione che rimangono", scrive il professor Walston, "stavolta il premier italiano ha esagerato, mordendo più di quello che poteva digerire: la Chiesa cattolica e una coalizione di giornali italiani e stranieri sono troppo anche per lo smisurato ego di Berlusconi.

sabato 29 agosto 2009

La Corea del Sud viaggia più veloce.

Uno studio condotto dalla CWA (Communications Workers of America), organizzazione sindacale della quale fanno parte piu' di 700 mila professionisti statunitensi, ha analizzato la velocità media di download negli Stati Uniti, scoprendo che viaggia in media sui 5,1 Mbs. La classifica mondiale, realizzata da Speedtest.net, ha fatto luce sul sorprendente stato delle cose; sul gradino più alto del podio troviamo la Corea del Sud la cui media si aggiara sui 20,4 megabyte al secondo, seguita dal Giappone, che si aggiudica la medaglia d'argento. Gli Stati Uniti occupano soltanto la ventottesima posizione in classifica, e l'Italia, come da copione si trova molto più in fondo (44°). "Gli Stati Uniti non hanno migliorato in modo significativo la velocita' con cui la gente puo' connettersi a Internet e sono ancora molto inferiori ad altri Paesi'', dice la CWA, che per il suo studio ha contato sull'apporto di oltre 430 mila navigatori. Lo stato Americano con la connessione più veloce è il Delaware (9,9 mbs), quello più lento l'Alaska (2,3 mbs).
Preoccupato Larry Cohen, presidente di CWA: "Ogni cittadino statunitense dovrebbe avere accesso a una Internet ad alta velocità, indipendentemente da dove vive. Questo è essenziale per la nostra crescita economica, per mantenere una competitività a livello globale". Un piano di soccorso verrà varato entro il 2010, con 7 miliardi di dollari pronti nelle tasche dell'American Recovery and Reinvestment Act che cercheranno di portare l'alta velocità nelle zone più rurali e remote del paese.

venerdì 28 agosto 2009

Un'estate al mare?! solo se con internet!


"Con le pinne, fucile ed occhiali, quando il mare è una tavola blu". Così cantava ormai più di 40 anni fa il celebre Edoardo Vianello. Questo è in effetti quello che basterebbe per godersi una meritata vacanza al mare. Ma i tempi cambiano, le abitudini si modificano e a un azzurro e pulito mare, i vacanzieri preferiscono affollatissime spiagge, e lidi che offrono servizi supertecnologici. Poco importa se l'acqua ha il colore del cielo d'autunno prima di un tristissimo, anche se rinfrescante, acquazzone. Non è delle preferenze dei villeggianti che volevo parlare, ma delle nuove frontiere della tecnologia, e soprattutto della nostra (e mi ci tuffo dentro), difficoltà a stare lontani dal pc e dalla connessione a internet.Siamo abituati a controllare le e-mail da casa, a "sfogliare" in fretta i siti dei giornali dal posto di lavoro (Brunetta permettendo), a scaricare l'ultimo singolo di quel cantante che ci piace tanto direttamente dal telefonino. E in vacanza? Come evitare le crisi d'astinenza da informazione e da tecnologia? Wi-Fi sulla spiaggia, lettini refrigeranti che vaporizzano acqua fredda sul corpo di chi prende il sole, magliette che individuano reti senza fili, ombrelloni con pannelli che ruotano per seguire il sole e fornire energia elettrica (ottimo per ricaricare il telefonino, il cellulare, la macchina fotografica), occhiali per vedere film e lettori mp3 subacquei. E' al nord, e soprattutto in Romagna, che impazza la tecno-mania (ho coniato un nuovo termine o esisteva già?). E al sud? Direi che noi ci godiamo le chiare, fresche e dolci acque.

giovedì 27 agosto 2009

Da Rupert a James: tutti contro le free news!


Il magnate Rupert Murdoch, ci aveva avvisati già qualche tempo fà: leggete gratis fin quando potete le news sul web, perchè fra poco, con le mie rivoluzionarie idee vi tolgo anche questa piccola soddisfazione. In tempo di crisi il multimiliardario non ci sta a perdere il passo, e lancia la strepitosa proposta di far pagare l'accesso ai siti d'informazione. Ma a portare avanti la sua battaglia non è di certo solo: il suo alleato più vicino è proprio il figlio, James Murdoch, che afferma: “L’informazione online deve essere pagata se si vuole un prodotto di qualità”
Nella sua prima uscita pubblica in Italia, J. Murdoch è stato ospite del Meeting di Rimini, dove ha parlato del nuovo corso della multinazionale: «Nella carta stampata - ha dichiarato - il problema sta nel fatto che si fa pagare un prezzo per il quotidiano, mentre le notizie sul web si danno gratis. Il giornalismo digitale non si deve vergognare di far pagare un prezzo equo, a fronte dell’investimento fatto per produrre informazione, altrimenti viene penalizzata la qualità».

Buon sangue non mente: tale padre, tale figlio!

martedì 25 agosto 2009

La pubblicità si anima ...sulla carta stampata!!

Dai film, allo sport, dalla tv a internet; per le strade, sugli autobus, sui prospetti dei palazzi...la pubblicità in ogni luogo e in tutte le salse. Nessuno penserebbe di stupirsi se, acquistando un semplice giornale, si trovasse a fare i conti con pagine di messaggi promozionali. Ma l'America si sà, una ne pensa e cento ne fà! E così i lettori del mensile statunitense "Entertainment Weekly", a partire da metà settembre, faranno una curiosa scoperta: pubblicità animata sul giornale! Grazie a uno schermo ultra sottile simile a quello dei cellulari, realizzato con la tecnologia dell’inchiostro elettronico, sarà possibile vedere immagini in movimento nel prossimo numero in edicola, facendo l'unico sforzo di sfogliare le pagine. La tecnologia in questione, meglio nota come e-ink, è stata già utilizzata l’anno scorso per movimentare la copertina della rivista “Esquire". I primi a poter vedere gli spot saranno gli abbonati di “Entertainment Weekly” di New York e Los Angeles. I costi proibitivi dell'operazione fanno presumere che difficilmente la copia con il video verrà inviata a tutti gli abbonati (1,8 milioni). Secondo gli esperti del settore infatti per sole centomila copie è necessario che l'azienda sborsi numeri a 7 cifre.

venerdì 21 agosto 2009

Copy in Italy


Dal prossimo lunedi al 20 di ottobre in mostra a Milano tutte le copertine delle opere italiane esportate all'estero.Ospitata dalla Biblioteca Braidense del capoluogo lombardo, "Copy in Italy", a cura della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, che si apre in concomitanza con il settantacinquesimo convegno dell'Ifla (International Federation of Library Associations), mostrerà le opere italiane che dal 1945 ad oggi hanno conquistato il panorama internazionale. Da Pavese a Saviano, passando per Camilleri e Calvino, tra il 2001 e il 2007 il numero dei titoli italiani apprezzati all'estero è passato da 1800 a 3490. Dato da rilevare è che anche il nostro bacino di utenza si è allargato, da paesi come Francia e Germania, l'interesse per la letteratura italiana si sta spostando via via anche nei paesi dell'Europa orientale, Polonia, Ungheria, e verso la numerosa Asia. I generi più esportati sono la letteratura per ragazzi (29 per cento dell'intero mercato). Seguono: saggistica (28), narrativa per adulti (17), editoria illustrata (17) e libri d'arte (12).

mercoledì 12 agosto 2009

La Russia dietro l'attacco a Twitter??


Dietro l'attacco sferrato a Twitter, che lo scorso 6 agosto ha mandato in tilt per qualche ora lo stesso social network e in parte anche Facebook , non ci sarebbe, come ci si aspettava all'inizio, la mano di qualche spregiudicato hacker, ma una vera e proria battaglia cybernetica fra russia e georgia.

Risulterebbe infatti, da un comunicato dell'agenzia stampa Adn Kronos, che il vero obiettivo dell'attacco sarebbe un tale Cyxymu, un blogger georgiano, reo di aver criticato su internet il governo russo a un anno dal conflitto in Ossezia del sud!! Il mandante??!! e chi se non la stessa Russia.

La tesi è sostenuta dal blogger le cui pagine sono state rese inaccessibili "Ovviamente si tratta di un attacco mirato contro di me e i georgiani".

Si tratta per ora solo di supposizioni avanzate dagli esperti di sicurezza.

Secondo Bill Woodcock, direttore di un'agenzia indipendente che si occupa del monitoraggio del traffico sul web, l'attacco è partito dall'Abkazia, regione del Caucaso contesa tra Russia e Georgia.
Nessuno conferma nè smentisce... tutto rimane da confermare!

Arrivederci alla prossima puntata!

venerdì 7 agosto 2009

I "pirati" attaccano Twitter

Da un articolo di Repubblica.it, datato 6 agosto 2009 risulta che alcuni haker hanno attaccato il social network Twitter, mandando in tilt il sistema e negando a milioni di utenti di utilizzare il servizio.
Ecco cosa riporta il pezzo.

NEW YORK - La resa è arrivata da Biz Stone in persona, il fondatore del social network più famoso del momento: siamo sotto attacco. Di più: sotto attacco come le banche online, come i servizi internet delle carte di credito. Twitter, la comunità web più in espansione del mondo, milioni di utenti collegati tra loro attraverso i telefonini e il web, i mezzi di comunicazione che hanno stravolto la nostra epoca, è andato in tilt, collassato per ore, afflosciandosi su stesso. In un post lanciato dallo stesso Biz, la resa è raccontata tra ironia e amarezza: "In questa mattina di giovedì, che sembrava tranquilla e felice, Twitter è finito sotto attacco. Attacchi di questo tipo sono vere e proprie iniziative dolose, orchestrate per rendere inutilizzabili servizi come le banche online, i sistemi di pagamento via web e, appunto, i sistemi di comunicazioni come Twitter. Ma noi ci difenderemo".
Twitter si difenderà, ma intanto l'attacco arriva proprio nel giorno in cui il social network è stato scelto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per lanciare l'offensiva finale della grande battaglia per la riforma della sanità. E la sfida al social network arriva proprio all'indomani della notizia dell'addio dello cyberzar degli Usa, Melissa Hathaway, la donna che aveva già lavorato con George W. Bush e che proprio per questo la nuova amministrazione aveva già intenzione di sostituire.
Quello lanciato dagli hacker è stato un attacco in piena regola, che ha costretto i gestori del network a sospendere il servizio. Dagli Stati Uniti al Brasile all'Europa il servizio elettronico è andato in tilt lasciando senza comunicazione milioni di utenti. A chi ha cercato di collegarsi via web è andata ancora peggio: il server ha rifiutato l'accesso costringendo a riavviare i computer per il pericolo di infezioni.
Twitter è solo l'ultima vittima di una serie di attacchi informatici che nelle ultime settimane hanno terrorizzato il mondo di internet negli Usa. Anche la Casa Bianca, La Federal Reserve e il New York Stock Exchange sono stati obiettivo degli hacker. L'attacco colpisce il social network più in crescita e più alla moda del momento: anche la casa Bianca usa i suoi canali per comunicare con il pubblico più giovane e nei giorni scorsi ha fatto il giro del mondo la notizia della Quinta Sinfonia di Beethoven lanciata via Twitter dalla National Orchestra.
I responsabili del servizio hanno dovuto riconoscere di essere oggetto di un attacco rivelando al contempo anche la vulnerabilità di un sistema a cui milioni di persone affidano le proprie informazioni. Subito sul web si sono moltiplicati gli alert e gli inviti a non procedere con gli acquisti e le comunicazioni elettroniche che utilizzano questo servizio. Proprio l'ecommerce è stato uno dei volani principali del successo di Twitter. "Non potremo riprendere prima di aver assicurato la sicurezza ai nostri utenti", hanno specificato dall'ufficio newyorchese
La notizia ha fatto subito il giro della blogosfera, lanciata per prima dal sito online di Wired e di Repubblica, annunciata come Breaking News, ultim'ora, dal canale tv Cnbc, per riversarsi poi su tutti i media.

mercoledì 29 luglio 2009

Colpevole d'innocenza!!


Colpevoli di avere indossato i pantaloni, 12 donne sono state condannate per questo imperdonabile "svista". Per fortuna, si fa per dire, stavolta siamo lontani dal territorio italiano. Usanze diverse per il Sudan, dove i pantaloni, a quanto pare, sono di competenza esclusivamente maschile. Ancora lontane dal raggiungere la parità dei diritti uomo-donna (ma del resto quale paese ci è riuscito?), una delle signore condannate ha deciso di far sentire la sua voce. Si tratta di Lubna Ahmad Hussein, una giornalista che scrive per il giornale di sinistra Al-Sahafa e lavora per la missione delle Nazioni Unite in Sudan (Unmis), fermata all'inizio di luglio a Khartoum in un ristorante insieme ad altre donne perché appunto indossavano i pantaloni. Durante un'irruzione della polizia erano state condotte in commissariato.
"Le autorità mi hanno telefonato - ha annunciato la giornalista - e mi hanno detto che devo comparire davanti al giudice. E' importante che la gente sappia quello che accade", ha aggiunto la donna chiedendo ai colleghi di essere presenti quando sarà frustata. "Mi daranno 40 frustate e mi imporranno una multa di 250 sterline sudanesi", circa 80 euro, ha aggiunto. In vista dell'applicazione della sentenza, prevista per oggi, la giornalista sudanese ha distribuito 500 inviti a suoi colleghi e politici del paese affinché assistano di persona alla fustigazione.

domenica 26 luglio 2009

Paese che vai...usanze che trovi..


Italia...Paese di contraddizioni, di mezze verità, di scandali che non fanno scandalo, di omicidi impuniti e di pene esemplari ai danni di persone indifese.
In questo contesto "particolare" si inserisce a pennello la storia di Silvio, un senzatetto romano, reo di aver rubato circa tre anni fa un filone di pane in un supermercato. Quel gesto...di certo dettato dalla disperazione, gli è costato 3 mesi di carcere. Arrestato a giugno all’Ospedale Santo Spirito, adesso si trova nell’infermeria del braccio G 14 del carcere di Rebibbia con un fine pena fissato al 3 settembre prossimo.Sconcertata la reazione del Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, secondo cui «la storia di Silvio è l’emblema dell’attuale confusione che regna nel sistema della sicurezza italiano, che pensa di punire ogni tipo di condotta difforme dalla legge con la reclusione, con conseguenze drammatiche in termini di sovraffollamento e di recupero sociale dei reclusi».

domenica 19 luglio 2009

17 anni dopo la strage di via D'amelio...per non dimenticare....




"Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri" (Paolo Borsellino)

"Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perchè il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare" (P.B.)

"E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti" (P.B)
"La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà, che si oppone al puzzo del compromesso, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità" (P.B.)
"Devo fare in fretta...adesso tocca a me" (P.B.)

"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non a paura muore una volta sola" (P.B.)


"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo" (P.B.)




sabato 11 luglio 2009

Francia vs Pirateria


Continua la lotta del governo francese alla pirateria virtuale. Dopo la bocciatura del Consiglio costituzionale della legge Hadopi, una nuova versione del testo, Hadopi II, attende l'approvazione dell'Assemblea Nazionale (21 luglio), dopo aver ottenuto il sì dal Senato. Le sanzioni per chi scarica illegalmente file da internet sono ancora molto severe.

Ecco quali sono le differenze:


HADOPI è un'entità avente l'autorità di controllare i contenuti scambiati in rete al fine di "ammonire" gli utenti scoperti in violazione del diritto d'autore. Al terzo richiamo scatta l'espulsione dalla Rete: agli utenti stessi sarà fermato l'accesso agendo direttamente a livello di Internet Service Provider. «agli utenti sorpresi per la prima volta a scaricare illegalmente musica, film o videogiochi protetti da copyright, sarà inviata una mail di avvertimento; dopo una seconda violazione, essi riceveranno un'altra mail insieme ad una lettera raccomandata, mentre per la terza volta l'Hadopi provvederebbe a a tagliare l'accesso a internet, per un lasso di tempo variabile da due mesi a un anno».
Quello che cambia con l'HADOPI II è che dopo i fatidici due avvertimenti da parte del provider, al terzo sbaglio l’utente non viene immediatamente punito dall’autorità amministrativa, bensì si ritrova ad essere convocato davanti al giudice. Solo dopo il processo si potrà comminare la sanzione che va da una multa fino a trecentomila euro alla condanna a due anni di carcere.

giovedì 9 luglio 2009

Alcol: continua la battaglia!


La guerra al consumo di alcolici, iniziata con restrizioni nei confronti dei consumatori, continua a Parma anche contro i fornitori. Un'ordinza del comune vieta la vendita di bevande alcoliche, a partire dalle 21 fino alle 7, a tutte le attività e esercizi che producono prodotti e beni alimentari.
Panetterie, pizzerie al taglio, gelaterie, esclusi bar e ristoranti, sono avvisati! Nessuno sbaglio è ammesso, pena il pagamento di una multa di 300 euro.

L'amministrazione spiega cosi l'ordinanza:
"La decisione è motivata da alcuni problemi di degrado, deiezioni e schiamazzi, alimentati dall’alcol, anche a tarda notte che si concentrano attorno a quelle attività artigianali che non sono regolate da normative. Mancanza di orari, di obbligo di bagni pubblici o di controllo sullo stato del cliente, hanno spinto il Comune a intervenire anche dietro richiesta dei cittadini, che in alcuni casi hanno lamentato comportamenti molesti e di degrado urbano" -e continua- "Mentre infatti un barista rischia il penale se somministra alcolici ad un ‘ubriaco’ ed è pure obbligato ad avere un bagno pubblico e a chiudere a certi orari, le attività artigianali non hanno gli stessi limiti. Questo favorisce, come recita l’ordinanza, ‘ripetuti comportamenti sgradevoli da parte dei frequentatori di questi locali, che rappresentano un’evidente lesione degli interessi dei cittadini".

mercoledì 1 luglio 2009

Lo chiamavano il Bel Paese....


Alla faccia dei "Diritti Umani" ho pensato leggendo il titolo di un articolo su Blitz:

<Padova/ Razzismo all’università. Uno studente di Diritti umani spruzza del deodorante su una collega di colore: “Neri, puzzate tutti”>

Quanto ancora dobbiamo vergognarci...e lo chiamano il Bel Paese...ecco il contenuto dell'articolo...

«Neri, puzzate» e le spruzza del deodorante intimo addosso. È successo all’università di Padova, dove un ragazzo che studia Diritti umani, davanti ai suoi colleghi, ha apostrofato in questo modo una ragazza di colore. E lei, umiliata dal gesto plateale, ha raccolto lo zaino e ha lasciato l’Aula Studi.

Subito dopo è partita una concitata discussione fra lo studente e altri universitari che lo hanno attaccato, prendendo le difese della ragazza. E lui, sicuro delle sue idee, ha addirittura minacciato di chiamare la polizia. I fatti sono stati resi noti venti giorni dopo l’accaduto, quando alcuni testimoni hanno deciso di parlare.

La replica del preside di Scienze politiche, Gianni Riccamboni, è per ora cauta: «I fatti, se fossero veri, sono gravissimi. Ma aspetto che chi ha assistito si faccia vivo con informazioni sicure».

Dire, fare e ..copiare

....tratto dal blog Adda Passà di Sara Napolitano...

Attualmente quasi tutti i giornali italiani (o per lo meno tutti quelli di importanza nazionale) hanno una nuova sede: il web.
La classifica delle testate web più visitate viene stilata tenendo conto dei seguenti criteri:

* utenti medi giornalieri
* numero pagine visitate
* tempo medio di permanenza del lettore

I motivi che spingono i lettori a preferire un determinato giornale online sono:

*abitudine a leggere la stessa testata in formato cartaceo
*velocità nell'aggiornamento delle news
*navigabilità fra le risorse (approfondimenti, gallerie multimediali, ...)

Non esiste però un giornalismo online vero e proprio.

Gli articoli che troviamo sul web possono essere di due tipologie:

*ripresi pari pari dal cartaceo, con l’aggiunta di elementi di contorno come didascalie, titoli, link e gallerie multimediali
*mera riproposizione (stile cut&paste) di takes o articoli d'agenzia.

L'uso di video e fotografie è fondamentale [...], le gallerie fotografiche permettono di vedere varie sequenze sul fatto: grande vantaggio e grande limite al tempo stesso perchè delega al link una quasi sorta di alibi per non far concentrare il lettore sul testo (tanto a fare notizia è l'immagine). Gli stessi articoli non sono firmati perchè sono la riproposizione tagliata e incollata della notizia d'agenzia.
In conlusione si può affermare che i giornali online non sono molto di più che rilaborazione di notizie di agenzia, che quindi si nutrono con notizie molto brevi.
Le prospettive per il futuro però sono altre: è auspicabile che tra un anno le due redazioni (quella online e quella cartacea) si fondino in redazioni uniche.

martedì 30 giugno 2009

informarsi con un clic: viaggio attraverso i giornali on line

Internet sta diventando il modo più veloce e forse sicuro per acquisire informazioni, quando vogliamo, come vogliamo, su cosa vogliamo. Ci da la possibilità di visionare con pochi clic le notizie dei siti dei giornali nazionali, locali, internazionali, regalandoci l'opportunità di valutare, attraverso la lettura di punti di vista differenti, le implicazioni dei vari accadimenti e di farci un'opinione tutta nostra. E la cosa strabiliante è che tutto questo lo si può fare COMODAMENTE seduti sulla poltrona di casa, durante un viaggio in macchina o in treno, a Roma come a New york, (forse non in Iran). Quello che stupisce è che nonostante l'importanza del mezzo, soprattutto in Italia i siti dei giornali on line non hanno una loro redazione specifica.
Le notizie che leggiamo sono sempre più spesso un copia e incolla di agenzie stampa, o una semplice trascrizione degli articoli pubblicati sul cartaceo con l'aggiunta di componenti multimediali, e a volte, ma nemmeno molto frequentemente, con la possibilità di fare un percorso interattivo da una pagina all'altra.

Ecco come si presentano alcuni dei siti dei nostri quotidiani più importanti:

Dando uno sguardo al sito di repubblica.it, notiamo che la testata, nel suo sito, ha rinunciato all'articolo
rispetto al cartaceo, ma il formato rimane lo stesso. Ai lati le manchette. In generale il sito della repubblica è quello con più inserzioni pubblicitarie, che sono quasi assenti nella prima parte della home per poi diventare più insistente con i pop up, nella seconda fase di navigazione. Sotto la testata viene evidenziata l'ora dell'ultimo aggiornamento (sempre più frequente durante la settimana e meno nel week end) e la barra di navigazione. Lateralmente, vicino alla manchette di destra, doppia opzione di ricerca, all'interno del sito stesso, o all'esterno, con la ricerca su google. Inoltre sempre in alto, nella home, una finestra sulla destra contiene i takes dell'agenzia stampa AGI, più la possibilità di usufruire del servizio feed RSS e podcasting.
L'articolo principale è al centro della pagina, con tanto di foto e titolo in bella vista; una manciata di righe a riassumere il contenuto del testo e la possibilità di visionare direttamente le foto o l'eventuale video già dall'introduzione.

Lo scroll consente di visionare il resto delle notizie, suddivise in due colonne: una che le presenta seguendo l'esempio di quella principale, quindi attraverso titolo e breve sommario, rigorosamente senza foto a presentarle; l'altra che invece approfondisce notizie più leggere (musica, moda, costume) presentate in prima pagina con titolo e foto.
Ma sul sito non ci sono solo notizie: c'è una sezione dedicata agli annunci, una ai sondaggi, link al meteo, all'oroscopo, ai portlali, alle mappe, ai giochi, alla borsa, ai siti delle edizioni locali di repubblica, e a una serie di blog e di forum. Un vero e proprio melting pot.

Il sito del Corriere della sera è per sommi capi impostato allo stesso modo del precedente, ma a mio avviso appare più ordinato (non so motivare la cosa, questione di gusti suppongo).
Anche in questo caso la testata si trova in mezzo alle manchette, con tanto di barra di navigazione e data e ora dell'ultimo aggiornamento. Lo spazio dedicato alla ricerca all'interno del sito, si trova in alto (sopra la testata e vicino ai link trova lavoro e trova casa). Le quattro colonne di Repubblica sono sostituite dalle tre del Corriere, due delle quali dedicate agli articoli (tutti con breve riassunto e quasi sempre con foto in prima pagina). La terza colonna, l'ultima sulla destra contiene pubblicità, finestre dedicate alla video e foto gallery della testata, una per la borsa e il mercato, e anche in questo caso aspetti più leggeri, giochi, meteo, dizionario, servizi vari, e anche la possibilità di dare un'occhiata ai programmi televisivi della serata.
Alla fine, perchè ormai non può mancare, un elenco di blog e forum.
La struttura è simile anche per gli altri quotidiani nazionali, come per esempio la Stampa (nel sito mancano però le pubblicità laterali alla testata, l'ora dell'ultimo aggiornamento. è presente invece il tiker).

Un discorso a se va invece fatto per il sito di Blitz. Qui il testo rappresenta la parte preponderante della pagina. La grafica è essenziale, quasi interamente in bianco e nero, a eccezione del blu per introdurre l'argomento di alcuni articoli. Quasi inesistenti le foto, al massimo due o tre e tutte rigorosamente in prima pagina. All'interno l'articolo e affrontato senza troppi abbellimenti estetici. Tre le colonne. Quella di destra è costituita da varie finestre: "Argomenti del giorno", "i più letti" (elenco e link degli articoli più cliccati, divisi per giorno, settimana, mese e totale), "commenti" (ultimi 5 e totali) e un link al sito di D'agostino DAGOSPIA.
Blitz inoltre ha una particolarità: ha ingaggiato dei surfer, cioè ragazzi con particolare predisposizione alla navigazione, che cercano le notizie più imporanti del mondo nel web (siti di giornali, blog e quant'altro), e tramite un programma di aggregatori le inserisce nella pagine in base alla notorietà.


Agenzie stampa

Con secoli di ritardo rispetto a quando mi ero ripromessa di farlo, dedico questo post all'analisi delle agenzie stampa in Italia. Si tratta, come quasi tutti ormai sanno, di enti giornalistici nati con lo scopo di fornire notizie ad altri organi di informazione (tv, radio, giornali).
Possono essere delle aziende che vendono i loro servizi (es. Reuters) o delle cooperative costituite da diversi organi di informazione per condividere le notizie (es. API).
Con l'avvento di internet, anche le agenzie hanno inaugurato le loro pagine web, rendendo accessibili le news anche ai non addetti ai lavori.

Facendo un salto nel passato, collochiamo la prima agenzia di questo tipo in Italia nel 1853: si tratta della Agenzia Stefani, fondata da Guglielmo Stefani, direttore della Gazzetta del Piemonte. Dal 1922 divenne la voce del fascismo. Venne sciolta il 29 aprile 1945 e sostituita dall'ANSA.
Dopo questa breve e, per molti, inutile parentesi, ritorniamo al presente.

Inizierei con la su citata ANSA, il mio breve percorso.
Acronimo di Agenzia Nazionale Stampa Associata è la principale agenzia di stampa italiana con sede a Roma. La home page, salta subito all'occhio, è molto caotica, piena di notizie, titoli e immagini. un mix fra agenzia stampa e giornale on line.
La notizia principale è sistemata al centro. Manca un elenco cronologico aggiornato delle news, fatta eccezione per una barra orizzontale a scorrimento nella parte alta della home.

Se diamo uno sguardo alla prima pagina dell'Agenzia Giornalistica Italia, meglio conosciuta come AGI, ci rendiamo conto della differenza rispetto al sito dell'ANSA. Nella home trovano spazio un numero più ridotto di notizie, che sono disposte con più agio e garantiscono una lettura più piacevole ed organizzata. E' inoltre visibile nella colonna centrale spostata verso destra una finestra con i titoli delle ultime notizie in ordine cronologico, anche se la posizione di massima visibilità si trova sul lato sinistro.

L'AdnKronos, ha un'impostazione simile a quella di un giornale (es. Repubblica.it), con l'articolo principale e foto al centro della pagina; in basso le altre notizie, e anche in questo caso una finestra "ultimora" con aggiornamento cronologico.

Asca invece ha strutturato un sito puntando alla semplicità e alla visibilità del testo scritto, elimindando quasi completamente le foto, lasciandone solo una in riferimento a uno dei tre articoli in primo piano, che oltre al titolo propongono un breve sommario. Tutte le altre notizie sono presentate solo attraverso un titolo (breaking news).
Ci sono inoltre due tickers: uno a inizio pagina, e uno a metà della home, dedicato alle sole notizie economiche. Il sito di questa agenzia è l'unico paragonabile a quello delle agenzie straniere: semplice e chiaro.

Guardando al panorama internazionale, dò uno sguardo al sito in lingua inglese dell'agenzia Reuters, un pò più elaborato, ma comunque meno caotico di quelli italiani.
Diviso in quattro colonne, la prima a partire da sinistra è didicata al menù del sito, che divide le notizie in modo tematico.
Nelle colonne centrali sono ripresi gli articoli più importanti, che spesso riguardano questioni economiche, mentre in generale nei siti italiani dedicano più spazio alla cronaca e alla politica. In evidenza un gruppo di top headlines, i cui titoli sono elencati accanto alla notizia principale del momento, l'unica corredata di foto e di un breve sommario.
Scorrendo la pagina notiamo che la divisione tematica, fatta nel menù del sito, è ripresa in basso, con la stesura dei titoli degli aritcoli che fanno parte della categoria.
C'è inoltre una finestra che raccoglie i titoli delle dieci notizie più lette e i video più visti.