domenica 30 agosto 2009

Le affascinanti trovate di "PAPI" per distruggere la democrazia!

Dopo l'ultima trovata del Premier la stima degli stranieri nei confronti del nostro Cavalier Silvio Berlusconi cresce a dismisura... A proposito degli ultimi conflitti di "PAPI", come affettuosamente lo chiamano le sue più fidate collaboratrici, con i media e in particolare con il quotidiano La Repubblica, (la querela, per le famose dieci domande da porre al Primo Ministro italiano, al giornale diretto da Ezio Mauro), ecco tutta una serie di commenti di direttori e vicedirettori di testate straniere.
Buona lettura, io vado al mare!! =)

JOFFRIN: "PUBBLICHIAMO LE 10 DOMANDE
" E' un inammissibile attacco alla libertà di espressione e di critica. Non mi stupisce che venga da un personaggio come Berlusconi, ma è un segnale inquietante per tutta l'Europa. Tra l'altro, non escludo che si possa fare ricorso alla Corte europea per contrastare questa palese minaccia al diritto dell'informazione. I metodi del primo ministro italiano mostrano un disprezzo assoluto delle regole democratiche. Rispondere alle domande dei giornalisti è infatti il minimo che gli elettori possono pretendere da ogni governante. Berlusconi invece è infastidito da ogni manifestazione di opposizione. Fa finta di dire che sono attacchi alla sua vita privata e cerca di nascondere alle troppe menzogne che ha detto in questi mesi. I suoi metodi mi ricordano quelli di Putin: manca soltanto che faccia uccidere i giornalisti più scomodi. In Francia non sarebbe pensabile una denuncia come quella che ha fatto Berlusconi a Repubblica. Sarebbe uno scandalo. Esiste una tacita regola repubblicana che impedisce al Presidente di portare in giustizia giornalisti e oppositori. Libération ha deciso che pubblicherà le 10 domande di Repubblica a Silvio Berlusconi. Laurent Joffrin (direttore di Liberation)

GREILSAMER: "SEMBRA UNA BRUTTA FAVOLA
"Se il Presidente Berlusconi è il garante delle libertà pubbliche in Italia, come può fare causa contro Repubblica? Se il Presidente deve assicurare alla stampa le condizioni per il pluralismo, come ammettere poi che gli chieda un riscatto pari a 1 milione di euro? Se il Presidente è il padre della nazione, come comprendere che si rivolti contro uno dei suoi figli ombrosi e indipendenti? Un Presidente contro un Giornale: sembra una brutta favola. Si chiama scandalo. Laurent Greilsamer (vicedirettore Le Monde)

THREARD: "BERLUSCONI FACCIA MARCIA INDIETRO"
Pochi presidenti francesi hanno brandito la minaccia legale contro un giornale. Nei rari casi in cui è successo, sono stati costretti a rinunciare. Il caso di Berlusconi mi ricorda la storia di Valery Giscard d'Estaing e del Canard Enchainé. Quando il settimanale pubblicò l'inchiesta sullo scandalo dei diamanti del ditattore Bocassa, il presidente promise di denunciarli. Poi, però, fece marcia indietro. Aveva capito che sarebbe diventato ancor più impopolare e che gran parte del paese lo avrebbe accusato di voler imbavagliare la stampa. E' auspicabile che Berlusconi faccia altrettanto. Un primo ministro deve essere al di sopra della mischia. Yves Threard (vicedirettore Le Figaro)

RUSBRIDGER: "ESISTIAMO PER FARE DOMANDE"
Gli organi di informazione indipendenti esistono per chiedere domande scomode ai politici. In Gran Bretagna, come nella maggior parte delle democrazie, sarebbe impensabile per un primo ministro fare causa a un giornale perché fa delle domande. Sarebbe anche impensabile usare le leggi sulla diffamazione per impedire ai cittadini di sapere quello che autorevoli giornali stranieri stanno dicendo sul loro paese. Le azioni contro la Repubblica somigliano molto a un tentativo di ridurre al silenzio o intimidire gli organi di informazione che rimangono direttamente o indirettamente indipendenti dal primo ministro italiano. Spero che i giornali di tutto il mondo seguano con grande attenzione questa storia. Alan Rusbridger (direttore del quotidiano The Guardian di Londra)

CAMPBELL: "INIMMAGINABILE"
Chiunque abbia esperienza del modo in cui funzionano i media in Gran Bretagna, troverà piuttosto straordinario il fatto che un primo ministro faccia causa a un giornale per una serie di domande, e per avere riportato quello che scrivono giornali stranieri. Il tutto è ancora più straordinario perché il primo ministro in questione è a sua volta un potentissimo editore. Un fatto, anche questo, che sarebbe inimmaginabile nella cultura politica del nostro paese. Alastair Campbell (ex portavoce di Tony Blair)

DI LORENZO: "E' IN GIOCO LA DEMOCRAZIA"
Per il direttore di Die Zeit, "la questione non riguarda certo solo Repubblica, è in gioco il ruolo dei media in una democrazia. E non credo che Repubblica si lascerà intimidire, per cui non capisco il passo di Berlusconi nemmeno da un punto di vista tattico. Giovanni Di Lorenzo (direttore di Die Zeit)

VIDAL: "UN AVVERTIMENTO A TUTTI I GIORNALISTI"
Questa denuncia è un avvertimento a tutti i giornalisti italiani, un modo di zittire la stampa. Il messaggio è chiaro: vietato criticare, vietato fare domande. E' molto preoccupante vedere che il premier italiano vuole colpire così platealmente una delle poche voci di informazione libera e indipendente. La cifra richiesta, poi, è disproporzionata. Nel merito il premier italiano sbaglia, perché il compito di un organo di stampa è anche quello di fare domande. La Repubblica ha posto domande non soltanto sono legittime ma sono anche doverose, visto che Berlusconi ha spudoratamente mentito al suo paese. Questo attacco legale dimostra che in Italia c'è un'anomalia, ovvero un premier proprietario di un impero mediatico che ha anche la tendenza a voler mettere sotto silenzio l'opposizione. Reporters Sans Frontières è pronta a denunciare in ogni sede internazionale questo grave attacco alla libertà di stampa in Italia. Esa Vidal (responsabile Europa Reporters sans Frontieres)

WERGIN: "IN ITALIA POCA PLURALITA"
Secondo Clemens Wergin, editorialista di politica estera ed esperto di affari italiani della Welt, a proposito della querela di Berlusconi legata alle dieci domande poste da Repubblica, "il fatto è strano, visto che la pluralità del panorama mediatico in Italia mi sembra già abbastanza ristretto. La situazione appare a tinte forti in generale, uno scandalo in cui sembra essere coinvolto il capo del governo italiano, feste forse con prostitute seminude, sembra molto strana, vista dalla Berlino protestante, dove governa una Cancelliera tutt'altro che a forti tinte. Berlusconi ha commesso un grave errore, sembra che non capisca il ruolo di una stampa libera. Il semplice fatto che Repubblica abbia posto domande è parte del giusto ruolo dei media. Uno stile inquietante." Clemens Wergin (editorialista del Die Welt)

GIESBERT: "LA DEMOCRAZIA E' MALATA"
Il conflitto tra il potere politico e la stampa è sempre latente ma quando esplode in questo modo significa che la democrazia è malata. Finora in Francia c'è stata una regola d'oro secondo la quale i Presidenti non si rivolgono a un giudice per difendersi dagli attacchi dei giornali. Per i francesi la funzione presidenziale è sacra. Il capo dello Stato sa che se si abbassasse a questi metodi contro la stampa perderebbe inevitabilmente prestigio. Il fatto che Berlusconi abbia attaccato legalmente Repubblica è un'ammissione di debolezza. Il vostro capo del governo si comporta come un qualsiasi cittadino, dimenticando il suo ruolo istituzionale. Ma per il vostro giornale è paradossalmente anche un attestato di libertà e di indipendenza. Franz-Olivier Giesbert (direttore di Le Point)

THUREAU-DAUGIN: UN PRECEDENTE PERICOLOSO PER L'EUROPA
Courrier International aveva già pubblicato le prime 10 domande a Berlusconi. Dopo questo attacco legale degli avvocati del premier, abbiamo deciso che mostreremo ai nostri lettori anche le 10 nuove domande. Ci sembra un atto doveroso nei confronti di Repubblica, che ha condotto una campagna insistente e coraggiosa. Sarebbe molto preoccupante se i magistrati italiani stabilissero il carattere diffamatorio di questi dieci, semplici interrogativi. Potrebbe essere un precedente pericoloso per tutta l'Europa. Philippe Thureau-Daugin (direttore di Courrier International)
Il caso Berlusconi è trattato anche in un editoriale sul Times di Londra, firmato da James Walston, dicente di relazioni internazionali alla American University di Roma. "Nel lanciare i suoi mastini all'attacco contro i pochi media di opposizione che rimangono", scrive il professor Walston, "stavolta il premier italiano ha esagerato, mordendo più di quello che poteva digerire: la Chiesa cattolica e una coalizione di giornali italiani e stranieri sono troppo anche per lo smisurato ego di Berlusconi.

sabato 29 agosto 2009

La Corea del Sud viaggia più veloce.

Uno studio condotto dalla CWA (Communications Workers of America), organizzazione sindacale della quale fanno parte piu' di 700 mila professionisti statunitensi, ha analizzato la velocità media di download negli Stati Uniti, scoprendo che viaggia in media sui 5,1 Mbs. La classifica mondiale, realizzata da Speedtest.net, ha fatto luce sul sorprendente stato delle cose; sul gradino più alto del podio troviamo la Corea del Sud la cui media si aggiara sui 20,4 megabyte al secondo, seguita dal Giappone, che si aggiudica la medaglia d'argento. Gli Stati Uniti occupano soltanto la ventottesima posizione in classifica, e l'Italia, come da copione si trova molto più in fondo (44°). "Gli Stati Uniti non hanno migliorato in modo significativo la velocita' con cui la gente puo' connettersi a Internet e sono ancora molto inferiori ad altri Paesi'', dice la CWA, che per il suo studio ha contato sull'apporto di oltre 430 mila navigatori. Lo stato Americano con la connessione più veloce è il Delaware (9,9 mbs), quello più lento l'Alaska (2,3 mbs).
Preoccupato Larry Cohen, presidente di CWA: "Ogni cittadino statunitense dovrebbe avere accesso a una Internet ad alta velocità, indipendentemente da dove vive. Questo è essenziale per la nostra crescita economica, per mantenere una competitività a livello globale". Un piano di soccorso verrà varato entro il 2010, con 7 miliardi di dollari pronti nelle tasche dell'American Recovery and Reinvestment Act che cercheranno di portare l'alta velocità nelle zone più rurali e remote del paese.

venerdì 28 agosto 2009

Un'estate al mare?! solo se con internet!


"Con le pinne, fucile ed occhiali, quando il mare è una tavola blu". Così cantava ormai più di 40 anni fa il celebre Edoardo Vianello. Questo è in effetti quello che basterebbe per godersi una meritata vacanza al mare. Ma i tempi cambiano, le abitudini si modificano e a un azzurro e pulito mare, i vacanzieri preferiscono affollatissime spiagge, e lidi che offrono servizi supertecnologici. Poco importa se l'acqua ha il colore del cielo d'autunno prima di un tristissimo, anche se rinfrescante, acquazzone. Non è delle preferenze dei villeggianti che volevo parlare, ma delle nuove frontiere della tecnologia, e soprattutto della nostra (e mi ci tuffo dentro), difficoltà a stare lontani dal pc e dalla connessione a internet.Siamo abituati a controllare le e-mail da casa, a "sfogliare" in fretta i siti dei giornali dal posto di lavoro (Brunetta permettendo), a scaricare l'ultimo singolo di quel cantante che ci piace tanto direttamente dal telefonino. E in vacanza? Come evitare le crisi d'astinenza da informazione e da tecnologia? Wi-Fi sulla spiaggia, lettini refrigeranti che vaporizzano acqua fredda sul corpo di chi prende il sole, magliette che individuano reti senza fili, ombrelloni con pannelli che ruotano per seguire il sole e fornire energia elettrica (ottimo per ricaricare il telefonino, il cellulare, la macchina fotografica), occhiali per vedere film e lettori mp3 subacquei. E' al nord, e soprattutto in Romagna, che impazza la tecno-mania (ho coniato un nuovo termine o esisteva già?). E al sud? Direi che noi ci godiamo le chiare, fresche e dolci acque.

giovedì 27 agosto 2009

Da Rupert a James: tutti contro le free news!


Il magnate Rupert Murdoch, ci aveva avvisati già qualche tempo fà: leggete gratis fin quando potete le news sul web, perchè fra poco, con le mie rivoluzionarie idee vi tolgo anche questa piccola soddisfazione. In tempo di crisi il multimiliardario non ci sta a perdere il passo, e lancia la strepitosa proposta di far pagare l'accesso ai siti d'informazione. Ma a portare avanti la sua battaglia non è di certo solo: il suo alleato più vicino è proprio il figlio, James Murdoch, che afferma: “L’informazione online deve essere pagata se si vuole un prodotto di qualità”
Nella sua prima uscita pubblica in Italia, J. Murdoch è stato ospite del Meeting di Rimini, dove ha parlato del nuovo corso della multinazionale: «Nella carta stampata - ha dichiarato - il problema sta nel fatto che si fa pagare un prezzo per il quotidiano, mentre le notizie sul web si danno gratis. Il giornalismo digitale non si deve vergognare di far pagare un prezzo equo, a fronte dell’investimento fatto per produrre informazione, altrimenti viene penalizzata la qualità».

Buon sangue non mente: tale padre, tale figlio!

martedì 25 agosto 2009

La pubblicità si anima ...sulla carta stampata!!

Dai film, allo sport, dalla tv a internet; per le strade, sugli autobus, sui prospetti dei palazzi...la pubblicità in ogni luogo e in tutte le salse. Nessuno penserebbe di stupirsi se, acquistando un semplice giornale, si trovasse a fare i conti con pagine di messaggi promozionali. Ma l'America si sà, una ne pensa e cento ne fà! E così i lettori del mensile statunitense "Entertainment Weekly", a partire da metà settembre, faranno una curiosa scoperta: pubblicità animata sul giornale! Grazie a uno schermo ultra sottile simile a quello dei cellulari, realizzato con la tecnologia dell’inchiostro elettronico, sarà possibile vedere immagini in movimento nel prossimo numero in edicola, facendo l'unico sforzo di sfogliare le pagine. La tecnologia in questione, meglio nota come e-ink, è stata già utilizzata l’anno scorso per movimentare la copertina della rivista “Esquire". I primi a poter vedere gli spot saranno gli abbonati di “Entertainment Weekly” di New York e Los Angeles. I costi proibitivi dell'operazione fanno presumere che difficilmente la copia con il video verrà inviata a tutti gli abbonati (1,8 milioni). Secondo gli esperti del settore infatti per sole centomila copie è necessario che l'azienda sborsi numeri a 7 cifre.

venerdì 21 agosto 2009

Copy in Italy


Dal prossimo lunedi al 20 di ottobre in mostra a Milano tutte le copertine delle opere italiane esportate all'estero.Ospitata dalla Biblioteca Braidense del capoluogo lombardo, "Copy in Italy", a cura della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, che si apre in concomitanza con il settantacinquesimo convegno dell'Ifla (International Federation of Library Associations), mostrerà le opere italiane che dal 1945 ad oggi hanno conquistato il panorama internazionale. Da Pavese a Saviano, passando per Camilleri e Calvino, tra il 2001 e il 2007 il numero dei titoli italiani apprezzati all'estero è passato da 1800 a 3490. Dato da rilevare è che anche il nostro bacino di utenza si è allargato, da paesi come Francia e Germania, l'interesse per la letteratura italiana si sta spostando via via anche nei paesi dell'Europa orientale, Polonia, Ungheria, e verso la numerosa Asia. I generi più esportati sono la letteratura per ragazzi (29 per cento dell'intero mercato). Seguono: saggistica (28), narrativa per adulti (17), editoria illustrata (17) e libri d'arte (12).

mercoledì 12 agosto 2009

La Russia dietro l'attacco a Twitter??


Dietro l'attacco sferrato a Twitter, che lo scorso 6 agosto ha mandato in tilt per qualche ora lo stesso social network e in parte anche Facebook , non ci sarebbe, come ci si aspettava all'inizio, la mano di qualche spregiudicato hacker, ma una vera e proria battaglia cybernetica fra russia e georgia.

Risulterebbe infatti, da un comunicato dell'agenzia stampa Adn Kronos, che il vero obiettivo dell'attacco sarebbe un tale Cyxymu, un blogger georgiano, reo di aver criticato su internet il governo russo a un anno dal conflitto in Ossezia del sud!! Il mandante??!! e chi se non la stessa Russia.

La tesi è sostenuta dal blogger le cui pagine sono state rese inaccessibili "Ovviamente si tratta di un attacco mirato contro di me e i georgiani".

Si tratta per ora solo di supposizioni avanzate dagli esperti di sicurezza.

Secondo Bill Woodcock, direttore di un'agenzia indipendente che si occupa del monitoraggio del traffico sul web, l'attacco è partito dall'Abkazia, regione del Caucaso contesa tra Russia e Georgia.
Nessuno conferma nè smentisce... tutto rimane da confermare!

Arrivederci alla prossima puntata!

venerdì 7 agosto 2009

I "pirati" attaccano Twitter

Da un articolo di Repubblica.it, datato 6 agosto 2009 risulta che alcuni haker hanno attaccato il social network Twitter, mandando in tilt il sistema e negando a milioni di utenti di utilizzare il servizio.
Ecco cosa riporta il pezzo.

NEW YORK - La resa è arrivata da Biz Stone in persona, il fondatore del social network più famoso del momento: siamo sotto attacco. Di più: sotto attacco come le banche online, come i servizi internet delle carte di credito. Twitter, la comunità web più in espansione del mondo, milioni di utenti collegati tra loro attraverso i telefonini e il web, i mezzi di comunicazione che hanno stravolto la nostra epoca, è andato in tilt, collassato per ore, afflosciandosi su stesso. In un post lanciato dallo stesso Biz, la resa è raccontata tra ironia e amarezza: "In questa mattina di giovedì, che sembrava tranquilla e felice, Twitter è finito sotto attacco. Attacchi di questo tipo sono vere e proprie iniziative dolose, orchestrate per rendere inutilizzabili servizi come le banche online, i sistemi di pagamento via web e, appunto, i sistemi di comunicazioni come Twitter. Ma noi ci difenderemo".
Twitter si difenderà, ma intanto l'attacco arriva proprio nel giorno in cui il social network è stato scelto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per lanciare l'offensiva finale della grande battaglia per la riforma della sanità. E la sfida al social network arriva proprio all'indomani della notizia dell'addio dello cyberzar degli Usa, Melissa Hathaway, la donna che aveva già lavorato con George W. Bush e che proprio per questo la nuova amministrazione aveva già intenzione di sostituire.
Quello lanciato dagli hacker è stato un attacco in piena regola, che ha costretto i gestori del network a sospendere il servizio. Dagli Stati Uniti al Brasile all'Europa il servizio elettronico è andato in tilt lasciando senza comunicazione milioni di utenti. A chi ha cercato di collegarsi via web è andata ancora peggio: il server ha rifiutato l'accesso costringendo a riavviare i computer per il pericolo di infezioni.
Twitter è solo l'ultima vittima di una serie di attacchi informatici che nelle ultime settimane hanno terrorizzato il mondo di internet negli Usa. Anche la Casa Bianca, La Federal Reserve e il New York Stock Exchange sono stati obiettivo degli hacker. L'attacco colpisce il social network più in crescita e più alla moda del momento: anche la casa Bianca usa i suoi canali per comunicare con il pubblico più giovane e nei giorni scorsi ha fatto il giro del mondo la notizia della Quinta Sinfonia di Beethoven lanciata via Twitter dalla National Orchestra.
I responsabili del servizio hanno dovuto riconoscere di essere oggetto di un attacco rivelando al contempo anche la vulnerabilità di un sistema a cui milioni di persone affidano le proprie informazioni. Subito sul web si sono moltiplicati gli alert e gli inviti a non procedere con gli acquisti e le comunicazioni elettroniche che utilizzano questo servizio. Proprio l'ecommerce è stato uno dei volani principali del successo di Twitter. "Non potremo riprendere prima di aver assicurato la sicurezza ai nostri utenti", hanno specificato dall'ufficio newyorchese
La notizia ha fatto subito il giro della blogosfera, lanciata per prima dal sito online di Wired e di Repubblica, annunciata come Breaking News, ultim'ora, dal canale tv Cnbc, per riversarsi poi su tutti i media.