sabato 12 settembre 2009

A rischio spionaggio!

Il Washington Post ha lanciato un allarme. Esistono in rete dei siti molto "speciali" che offrono dei servizi altrettanto "speciali": per la modica cifra di 100 dollari scoprono la password di qualsiasi indirizzo e-mail. Un toccasana per tutti gli sbadati del globo. Chissà quanti hanno smarrito la propria chiave d'accesso e hanno maledetto se stessi e il mondo intero.Ma è facile capire che qui il problema è un altro: la gente paaga per rubare la password degli altri. Questi siti (per esempio YourHackerz.com e piratecrackers.com) pubblicizzano la loro attività sul web, e contando su un sistema molto accurato, si infilano nei pc altrui grazie a un particolare software, trovano quello che cercano (la password) e solo dopo aver raggiunto l'obiettivo inviano i dati al committente che paga solo a lavoro ultimato. Nessun provider è esente da rischi. Da yahoo a Gmail, facebook, e hotmail, tutti possono essere potenziali vittime.
Dall'articolo di Cristina Nadotti su la Repubblica
"L'articolo del Washington Post porta agli onori della cronaca una situazione nota agli addetti ai lavori e nell'underground della Rete - commenta Guido Scorza - in Internet sono in vendita le altrui identità digitali". Però non è corretto dire che chi le ruba resti impunito. "La commercializzazione di altrui password così come l'acquisto di tali elementi costituisce naturalmente reato nella più parte dei Paesi e, comunque, in tutti quelli che hanno aderito alla convenzione di Budapest sul Cybercrime e l'hanno ratificata; tra questi l'Italia". La stessa Convenzione di Budapest - continua Scorza - ha introdotto importanti strumenti di collaborazione investigativa tra Autorità e forze dell'ordine di diversi Paesi. Non si può, dunque, dire che certe cose in Internet accadono perché la Rete continua a rappresentare il far-west di un tempo". Scorza sottolinea però quanto detto anche dal Washington Post, e cioè che ai governi sembra più importante sanzionare più duramente la diffusione di un'opera musicale o cinematografica che la sottrazione di identità. "In Italia, come nel resto d'Europa - conclude Scorza - negli ultimi anni si è parlato più di frequente dell'esigenza di elaborare nuovi strumenti di antipirateria che non di individuare soluzioni per limitare, se non la criminalità informatica, almeno le sue conseguenze promuovendo iniziative volte ad accrescere la maturità e consapevolezza degli utenti nell'uso delle nuove tecnologie".

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